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Orbite Gravitazionali: le copertine di Alex Steinwess

 

Se dovessimo pensare alla carriera di un artista o ad un singolo album non potremmo fare a meno di prescindere anche da tutto ciò che ruota attorno ad esso.  Con la rubrica ORBITE GRAVITAZIONALI abbiamo deciso di spostare l’attenzione su tutte quelle persone che hanno contribuito a rendere unico il panorama della musica che tutti i giorni osserviamo, in realtà attorno al pianeta/artista c’è e c’è stato spesso molto di più!

Oggi dedichiamo la nostra rubrica ad ALEX STEINWEISS

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La musica è fatta di note, melodia, emozioni e anche di “volti“, l’identificazione di una canzone o un disco con un immagine è ormai sempre più solidificata, da quando soprattutto la musica è diventata una vera e propria Industria e la figura di chi interpreta un brano è importante quanto la musica stessa. Nell’ambito delle grandi Icone del Rock questo è più che giustificato, artisti con una personalità e un carisma tali da rendere credibile quello che interpretano e anzi ne motivano l’esistenza stessa, pensiamo a Elvis Presley, i Beatles, David Bowie, Michael Jackson, e più recentemente Amy Winehouse.

E sono questi i “volti” che siamo abituati a vedere, ad osannare, perché è attraverso loro che noi fans della musica abbiamo lo scambio diretto; ma spesso ci sono “volti” che rimangono dietro, nascosti dalle luci della ribalta, e mi riferisco a tutti quei personaggi che, senza metterci la faccia in prima persona, hanno avuto nella storia della musica un importanza assoluta, non solo nella parte creativa, ma anche nella costruzione stessa degli idoli che sono poi andati ad affollare con poster le pareti delle camere di adolescenti , e non solo, di tutto il mondo.

Il primo di questi personaggi è quello forse più inaspettato, non si tratta di un produttore, di un discografico, o di un manager o un musicista, ma di una persona che non solo, secondo me, ha dato il via a quello che poi e’ stata la nascita vera e propria dell’universo musicale come siamo abituati a conoscerlo, ma che ha anche dato la possibilità alla musica di diventare una forma d’arte a 360°: ALEX STEINWEISS (24 Marzo 1917 Brooklyn, New York, USA – 17 Luglio 2011 Sarasota, Florida, USA), assunto dalla Columbia Records nel 1938 come grafico pubblicitario, “inventore” e autore della prima “Copertina” di un disco, ideando anche la confezione di cartone che noi tutti conosciamo (fino a quel momento tutti i dischi venivano venduti avvolti da un anonima carta marrone).
beatles5Senza falsa retorica e giri di parole, se qualcuno nomina il disco “Abbey Road” dei Beatles, qual’è la prima cosa che ci viene in mente? Esatto! (non barate) i quattro “scarafaggi” che in fila attraversano le strisce pedonali davanti agli Abbey Road studios a Londra, un immagine talmente iconica che anche chi non abbia la più pallida idea che si tratti di una copertina di un disco (e provo sincera “tenerezza” per queste persone) ne ha comunque conoscenza. Ed è questa l’intuizione che porta Alex Steinwess a proporre ai dirigenti della Columbia Records di stampare copertine colorate che attirassero l’attenzione del pubblico e che differenziassero un prodotto discografico dall’altro. “Già da ragazzino pensavo di progettare copertine per la musica – racconta Steinwess in un intervista fatta qualche anno prima della sua morte – era nella mia anima, amavo la musica e ho voluto diffondere la “bellezza” della musica e fare in modo che la gente ne potesse assaporare una fetta”.
Cresciuto nella Brooklyn della depressione in una famiglia di modeste condizioni, il lavoro alla Columbia deve essere stato come un sogno che si realizzava “In famiglia era mio padre il piu’ grande amante della musica, e mi portava ai concerti al Metropolitan Museum”, la sua grande passione era la musica classica: “Quando sono arrivato alla Columbia, la musica classica, e in genere tutta la musica, era contenuta in album praticamente “vuoti”, era ridicolo che una cosa così bella fosse all’interno di un anonimo pezzo di cartone”. Determinato a far prendere vita e colore alla musica, il giovane Alex avvicina i dirigenti della CBS per una proposta: perchè non mettere dei disegni sulle copertine che avrebbero agito anche da pubblicità? In realtà altre etichette discografiche come la RCA e la DECCA, avevano all’epoca già sperimentato sulle copertine riproduzioni di quadri famosi, ma con scarso risultato; l’innovazione di Steinwess era di usare immagini originali e inedite, vide la copertina come una “trasposizione” concettuale della musica.
Intuizione che si rivelò vincente, infatti le vendite aumentarono! un articolo del “NEWSWEEK” dell’epoca  citava come una ri-edizione di una collana su Beethoven con copertine disegnate da Steinweiss avesse incrementato le vendite dell’800% rispetto alla precedente “anonima” edizione.
La prima copertina disegnata da Steinwess era per un disco di RODGERS & HART con accompagnamento orchestrale:per un occhio moderno l’immagine che uso’ potrebbe risultare banale: un tendone nero mostra il nome dell’artista e il titolo del disco scritto in bianco, circondato da cerchi rossi concentrici, in stile art-decò, che riprendono un po la forma del disco. Nessuno avrebbe potuto predire come questa idea potesse avere il successo che ebbe “E’ stato come un ciclone – raccontò Steinwess con evidente soddisfazione- ci furono articoli su riviste e così via, è stata come una magia, è stata una bellissima , meravigliosa parte della mia vita! il resto e’ storia!”
Dal 1938 al 1945 progettò tutte le copertine della Columbia, si stima che nella sua carriera  ne abbia disegnate ben 2.500, tra cui quelle per artisti come BILLIE HOLIDAY, IGOR STRAVINSKY, COLE PORTER, DUKE ELLINGTON, GEORGE GERSHWIN.
“E’ il nonno di tutti gli Album. Senza di lui non so se l’industria musicale si sarebbe evoluta nello stesso modo”, questo afferma TOMMY STEELE, ex direttore artistico della Columbia Records, vincitore di un Grammy, e che ha disegnato copertine per NEIL YOUNG, FOO FIGHTERS, BEASTIE BOYS e NAT KING COLE, “E’ stato uno di quei momenti cruciali!”: il disco non era più un semplice oggetto che serviva per immagazzinare musica ed ascoltarla, ma diventava un oggetto bello da vedere ed esporre, come una fotografia o un quadro.
Le grandi opere d’arte come appunto i quadri ad esempio, la cui spettacolarità sta proprio nel loro essere “unici” e irripetibili, sono spesso ammirabili in un solo luogo e quindi non sempre alla portata di tutte le persone qual’ora le si volesse ammirare dal “vivo”; la copertina di un disco è invece un “opera d’arte” alla portata di tutti, in quanto l’immagine che viene creata è destinata esclusivamente allo scopo di “vestire” un disco, e tutti noi la possiamo ammirare comodamente a casa nostra. Esempio migliore di questo non può che essere la copertina del disco dei Velvet UndergroundTHE VELVET UNDERGROUND & NICO”, la famosissima “bananona” gialla disegnata da ANDY WARHOL, rappresentativa del fatto che grazie alle “copertine” la musica ha assunto un ruolo a tutto tondo come espressione artistica, a partire dal lontano 1938, quando Steinwess progetto’ la prima copertina e diede “corpo” alla bellezza della musica. Magia!
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