Nel cuore della scena musicale fiorentina è nata una nuova band che promette di lasciare il segno: si chiamano Spleen.
Sono in quattro e il loro suono ruvido e viscerale richiama le atmosfere più autentiche del Grunge anni ’90.
Con uno stile che mescola rabbia esistenziale, chitarre graffianti e una notevole cura nei testi, gli Spleen si stanno facendo notare anche oltre i confini locali.
La formazione è composta da Samuele Riccucci (chitarra e voce), Matteo Innocenti (batteria), Olmo Fantini (chitarra) e Alberto Sanna (basso).
Insieme danno vita a un sound che oscilla tra la potenza distorta di band come Nirvana e Alice In Chains e momenti più intimi e malinconici, tipici della tradizione alternative rock.
Nel 2024 la band ha firmato un contratto discografico con Contempo Records, storica etichetta indipendente fiorentina, dando così il via a un nuovo capitolo della loro carriera.
Poco dopo è uscito il loro primo EP, Dystopic School, un lavoro che riflette una visione cupa e disillusa della realtà contemporanea.
Tra alienazione giovanile, disagio sociale e il bisogno di trovare una voce autentica in un mondo sempre più artificiale.
L’EP ha riscosso un buon interesse nella scena underground, grazie a brani che coniugano energia grezza e una sorprendente maturità compositiva.
Nonostante la giovane età, gli Spleen hanno già collezionato esperienze di rilievo: sono stati band di supporto ai leggendari Buzzcocks e stanno aprendo i concerti di Piero Pelù.
Inoltre hanno anche avuto l’opportunità di suonare all’estero, dove le loro qualità artistiche sono state accolte con entusiasmo.
Un segnale forte che questa band non è solo una promessa, ma una realtà in piena crescita.
Spleen non è solo un nome, ma una dichiarazione d’intenti: uno stato d’animo, un malessere poetico che diventa musica.
E in un panorama musicale sempre più omologato, la loro urgenza espressiva rappresenta una ventata d’aria cruda e necessaria.
Io me li sono gustati alla tappa romana del tour Il Ritorno Del Diablo di Piero Pelù (leggi l’articolo), mi hanno letteralmente sorpreso, anzi come ho detto loro spettinato.
In pochi minuti mi sembrava di essere in uno di quei locali fumosi e tetri di fine anni ’70 a Londra.
Nell’aria si respirava l’energia potente e grezza del Punk, con sfumature che come già detto viravano verso il Grunge.
Canzoni come Making Plans For Nigel e What’s Behind The Sun mi hanno fatto fare un viaggio nel tempo.
A fine concerto abbiamo chiacchierato un po’, di progetti futuri e di come si è evoluto il mondo della musica.
Mi raccontavano che non sanno stare fermi (si vede e poi hanno vent’anni), del fatto che la tecnologia e la rete possono aiutare da una parte, ma sono un’arma a doppio taglio.
Loro sono veri, senza filtri e senza fronzoli, pura energia.
Ascolti il disco e la stessa carica la ritrovi dal vivo, suonano in presa diretta senza bisogno di “aiutini” vari.
Teneteli d’occhio, in futuro sentirete parlare molto di questi quattro ragazzi, ne sono certo.
Cercateli e seguiteli sui social, su Facebook e Instagram li trovate come Spleensound.
Le foto sono quelle che ho scattato alla band fiorentina al Largo Venue di Roma.