Mostralgia: il suono epico dentro l’esordio rock dei Soundelirio Alessio Primio Gen 27, 2022 INTERVISTE Conosciamo i Soundelirio, al secolo Francesco Quinto e Alessandro Tacchini, duo marchigiano che unisce ingredienti davvero interessanti dentro un rock dal titolo “Mostralgia” che presenta due facce insindacabili: l’antico mestiere del “crossover” americano, del muro di suono, della distorsione e della grinta viscosa da una parte e poi dall’altra troviamo la lirica sociale e un gusto pop nel descrivere quelle maschere che l’uomo ha per vivere la pubblica piazza. Parlando di rock… appunto… un disco quasi epico, quasi progressivo, quasi alternativo… Noi parliamo spesso di Rock. E qui non possiamo farne a meno. Ma rock inteso anche come modo di pensare al suono e alla musica. Dunque quanto rock c’è dentro “Mostralgia”? Ce ne abbiamo messo tanto. Tutto. E’ il nostro modo di sentire. Di vedere la prosa del mondo e trasformarla in qualcosa di più significativo, autentico, poetico. Costruire corrispondenze e ponti per suggestionare ed ispirarci. Non si tratta solo di comporre e suonare. Significa cogliere messaggi dall’etere e vedere le cose di conseguenza. Che per noi significa essere liberi di dire ciò che siamo, ciò che ci fa sentire vivi. Ma anche di dare corpo alle ombre. Quelle interiori. Le sbattiamo su carta e musica, tirandole fuori da noi stessi. Una terapia. Un modo per cercare di essere autentici. E di scambiare moneta con chi c’è affine. Il rock, per noi, significa cercare, anche con rabbia impetuosa, di essere in comunicazione con noi stessi. E’ il nostro sound interiore. Un sound-delirio ovviamente. E ancora: quanto rock secondo voi c’è nel “delirio” della vita quotidiana? Dipende dal livello di anestesia. Molti vivono sicuri nella loro confort-zone. Sono posti caldi e accoglienti dove si fugge dal dolore. Ma anche dal senso critico. Forse dalla vita stessa. Da opportunità di evoluzione. Altri sono svegli. Quindi consapevoli. E la consapevolezza del delirio non paga immediatamente. All’inizio si soffre dal distacco e dalla conseguente anomalia di ciò che si è diventati. I frutti si possono raccogliere molto più avanti. A volte non si raccolgono mai. A volte si paga e basta. Con lacrime e sangue. Ma si va avanti, fedeli al proprio sentire. Che significa essere autentici, vivere con coraggio, senza ipocrisia. Questo, per i SounDelirio, è rock. Pensiamo anche noi che “Ode all’anomalia” sia una vera bandiera, anche un inno. Non so cosa ne pensate voi… Certo. Il brano è dedicato “agli appesi ai cornicioni”, “agli strani sogni del mattino”. Camminiamo per strada e ci occupiamo delle piccole e grandi cose della giornata. Senza sapere che, molto spesso, chi ci passa accanto sta affrontando battaglie enormi, viene da un karma difficile. Sono vite uniche e misteriose. Corpi, menti e anime spesso in solitaria. E i loro occhi sono diversi. Ma il cuore è colmo di colore, empatia, saggezza. Siamo circondati da eroi silenziosi, titani della vita. E sembrano “strani”. Ma sono solo molto ricchi. Dentro. L’ode è per loro. E dunque quali sono le “anomalie” per voi? In un disegno globale che ci vuole tutti connessi al futile, le anomalie sono off-line. Connesse ad altro. Ad un istinto invisibile e autentico. Hanno la pelle sottile, a volte non ce l’hanno per niente. E sentono tutto, tutto amplificato. Anche se è doloroso. Loro sanno amare perché lo fanno anche nella sofferenza. Tutti sono capaci di sorridere con la pancia piena. Tutti sono capaci di amare chi li ama. Loro lo fanno, a prescindere. Non portano maschere. Siamo dalla loro parte, quella degli emarginati, degli incompresi, dei disabili, dei diversi. Che sia la vera libertà, la vera emancipazione, la vera ricchezza accettare e convivere con normalità con le anomalie? Se vogliamo evolverci, si. Ce lo dice anche la biologia. Non si tratta solo di accettare e convivere. Si tratta di comprendere ed assimilare. Per dare alla luce qualcosa di nuovo e unico. Eppure, per chiudere, il vostro rock ha davvero poche anomalie… anzi, è assai inquadrato… sbaglio? Mostralgia è il nostro primo album. Porta dentro germi e radici antiche. Ogni primo lavoro in ambito creativo, secondo noi, non può prescindere dalle influenze cui si è stati sottoposti sin da ragazzi e da una certa dose di personalismo. La nostra storia. Ci abbiamo messo dentro tutto quello che ci è piaciuto del nostro background musicale, lo abbiamo celebrato. In un certo senso, anche per liberarcene. Ce ne siamo congedati. I nuovi pezzi su cui stiamo già lavorando vanno in una nuova direzione, inesplorata, ermetica e più universale. Trascendono le nostre storie e sono puro istinto. Comments comments