I Pagoda Trip ci raccontano la loro musica Alessandra Tremoni Giu 7, 2016 INTERVISTE – Avendo la possibilità di scegliere , musicalmente e culturalmente, un decennio del passato nel quale vivere i vostri venti anni, quale scegliereste, e perché? Ogni decennio ha i suoi pro e i suoi contro. Nell’epoca in cui viviamo è facilissimo condividere la propria musica tramite internet e i vari social e questo è sicuramente un aspetto positivo; allo stesso tempo tutto ciò è un’arma a doppio taglio perché può essere fatto da tutti e risulta difficile emergere o indirizzare i click verso la propria pagina/canale/ecc proprio perché ci sono migliaia di band e contenuti. Per come siamo fatti avremmo voluto vivere a cavallo tra i 60’s e i 70’s, un’epoca molto libera e sperimentale per la musica e per certi aspetti della società. E’ l’epoca che da questo punto di vista ci affascina di più. – Il modo nel quale e’ registrata la voce mi ha fatto ricordare Ian Curtis : perché la scelta di dare alla voce questo effetto riverbero? e in particolare per Mirko, quali sono i cantanti che a livello vocale ti hanno ispirato di più? Mirko: A volte trovavo la mia voce un po’ troppo asciutta per il tipo di musica ed emozioni che volevo trasmettere e per questo il riverbero ci è sembrata la scelta stilistica più adeguata alla situazione. Per quanto riguarda le ispirazioni sicuramente Matthew Murphy, Luke Pritchard, Robbie Williams e, anche se potrà sembrare banale, Elvis Presley. – Siete molto giovani, “Pahama” è il mini album che rappresenta il vostro debutto discografico; anagraficamente parlando siete molto vicini alla realtà dei talent show, che ormai da anni rappresentano uno dei veicoli migliori (!) per il lancio di nuovi artisti, qual’è la vostra posizione al riguardo? L’unica parte che ci diverte e che a volte guardiamo sono le selezioni perché lì gli artisti si esprimono liberamente suonando ciò che vogliono. Una volta iniziata la gara ci sembra che molte cose siano costruite e gli artisti limitati, tutto solamente per fare audience. Inoltre, la maggior parte di coloro che prendono parte alla gara -a volte anche i vincitori stessi- vengono dimenticati nel giro di qualche mese quindi ci sembra che sia un meccanismo “usa e getta”: hai una bella faccia, canti bene, ci servi quei 2-3 mesi per fare lo spettacolo, poi addio. Al contrario, chi si tira indietro da questi “immediati riflettori” può farsi un po’ di pubblicità e allargare il proprio bacino di utenza, soprattutto nel panorama indipendente. Ovviamente ci sono eccezioni e alla base di tutto ci deve essere una proposta musicale valida – Qual è la connessione tra i titoli e la nascita delle vostre canzoni? Spesso la parola che da il titolo ad un brano sembra essere coinvolta anche nella “struttura” stessa della canzone, il titolo nasce prima o dopo? Molto spesso il titolo di una canzone nasce con il testo, ma il processo non è così scontato, dato che a volte capita il contrario. Più che al significato della parola, diamo peso al suono e alle inflessioni vocali che le parole possono prendere durante il canto, e per questo il titolo è sempre, o quasi, nel testo. Mirko si basa sulla musica e melodie che suoniamo e inventa parole a sentimento, spesso usando giochi onomatopeici o assonanze discordanti. – Principalmente siete un gruppo votato all’ironia, ma si percepisce sempre un sottofondo di malinconia cosciente…è perché forse nel momento in cui viviamo la felicità e il divertimento spesso sembrano essere accompagnati da un dazio da pagare? Sicuramente questo è un aspetto molto importante nella nostra produzione artistica. L’ironia, infatti, ci permette di accostarci alla realtà dei giorni nostri e di enfatizzare quegli aspetti assurdi, e qualche volta grotteschi, che la caratterizzano e le ansie che inevitabilmente la accompagnano. La musica risulta essere lo strumento più funzionale per questo scopo; ci offre la possibilità di inscenare veri e propri spaccati di vita quotidiana nei quali, oltre che dalle parole, le idee possono essere veicolate dal sound, dalla struttura del brano e dall’andamento ritmico, coinvolgendo in toto la sfera emotiva dell’ascoltatore. Comments comments