Gomorra come Babilonia. Il cambiamento. L’inno e la preghiera dei DUB ALL SENSE Alessio Primio Gen 25, 2016 EDITORIALI Luigi “Dubline” Telese questa volta non fa sconti per nessuno. Raduna un collettivo che dalla terra di Gomorra delle voci di Zulù e dei Polina, passa per la California di tEODO MAN e la grecia di Fleck. Fa cantare rabbia e bisogno di rivalsa, sociale e politica…spiriti uniti contro la corruzione, l’inquinamento, le mafie a tutto tondo…lottando uniti in una fratellanza che viene sottolineate in una sigla che la dice lunga: “BRO”. Ecco scelto il titolo del terzo disco del progetto DUB ALL SENSE guidato in produzione, ancora e ancora, da Neil Perch e 4Weed Records. Bellissimo. Un substrato che spesso attinge al salento dei Sud Sound System per qualcosa che al popolo italiano in cerca di ritmo e tradizione in qualche modo suona familiare. In qualche modo però…dato che ai palati fini le variazioni sul tema sono tantissime e di generi che si confondono e si mescolano tra loro. Contaminazioni. GOMORRA come “BABILONIA” è un tema caro al collettivo che si raduna per questo disco…si educa cantando la nuova generazione, già dal bellissimo singolo che vede proprio Zulù e Treble (appunto) affiancati anche nel video che troviamo in rete: “Babilonia è un virus che cancella la memoria…”. Dubline sottolinea tutto questo più volte a spasso per tutte le 12 tracce del lavoro come a voler fare un’appello a quelli che saranno i protagonisti nuovi del futuro che sta arrivando. Il segreto sta nel NON DIMENTICARE per insinuare nuova linfa al cambiamento, per una nuova vita meno corrotta, meno inquinata, meno monopolizzata dal potere. Il virus che si insinua in questo cambiamento siamo noi e soltanto noi, nel diritto e nel dovere di dar fiato alla stessa faccia che portiamo in giro per le strade. Siamo noi a decidere e pretendere la rivoluzione. Un gusto appena “francese” il brano “Dead or Alive” con la l’inconfondibile timbro vocale di Marina P, lei che di francese ha l’adozione, italiana di Livorno, erede forse di una cultura apolide di quell’essere artista tra la gente e non per le trame discografiche di qualche azienda pettinata. Che poi è questo il contributo umano e lo spirito creativo proprio di ciascuno degli ospiti chiamati in rassegna da Dubline. Bellissima anche “Fyah Pon Dem” con la metrica serrata tipica di Mc Baco che tra l’altro spolvera spesso la figura di una Babilonia nelle sue avventure personali. Gioca Dubline, gioca con le caratteristiche di ognuno e ad ognuno da spazio vitale. Non suonerebbe così “Automatic Style” se non fosse cadenzata dagli andamenti raggamuffin di Mr Dill Lion Warriah, per esempio…a tratti come fossero incisi sempre avuti in mente, quasi da poterli fischiettare anche durante il primo ascolto. Scivola così, traccia dopo traccia, spolverando il tema in salse di verse. Sottolineo ancora la voce dei Polina perché sigla forse uno dei brani più seducenti e significativi (a mio modo di vedere) di tutto il disco, sia per le metriche sia per le liriche: “P’apparà”. Catapultati nella terra dei fuochi, Babilonia diventa allora Gomorra contestualizzata allo stupro della camorra, l’indifferenza sociale di chiunque passa e guarda: Luca canta “vuoi solo apparire o magari vuoi cambiare le cose?”. E di ospiti ce ne sono ancora tanti e ancora sono tanti i brani che poi alla fine confluiscono in un unico testamento. La chiusura del tutto è affidata ad un jungle americano davvero industriale, tra colonne portanti in lega sperimentale e luci digitali, remotate a voce dalla cadenza del rapper californiano tEODO MAN: “Brothers fight Together”. Dal titolo alle liriche questo brano descrive a pieno questo lavoro troppo grande da richiudere tra le righe di un articolo qualunque: lotta continua, lotta di popolo, lotta di fratellanza per il futuro…il nostro futuro. Ed è emblematico che a cantarlo non c’è nessuno che provenga dalle nostre terre, che sia uno “straniero” perché in fondo siamo tutti figli e fratelli di questo stesso tempo. L’interconnessione culturale, fatta spesso dalla vera differenza nelle provenienze dei protagonisti del collettivo piuttosto che dalla loro genesi artistica, è segno indelebile di quanto sia importante e concreto il concetto di fratellanza: come la musica, come la matematica, come l’arte e i suoi colori. Un linguaggio comune che non ha bandiere e confini territoriali, non ha lingue e restrizioni sessuali. Con “BRO” il progetto DUB ALL SENSE segna un punto dritto al centro del tempo che stiamo vivendo. Passaggi. Che non siano passaggi abbandonati a se stessi. Play Loud. Comments comments