Non proprio freschissimo di pubblicazione ma di sicuro una delle più recenti uscire in ambito kombat-folk di stampo irlandese. Di certo ormai dietro queste etichette si fa una violenta sintesi di genere, un po’ come quando si parla di “suoni balcanici”. Il nuovo lavoro dei Folkabbestia si intitola “Il Fricchettone 2.0” e il motivo è semplice: il loro più grande successo, appunto “U frikkettone” che ormai quasi compie 22 anni e che qui ritroviamo “modernizzato” da un nuovo suono, nuovi arrangiamenti e graditissime collaborazioni che rispondono al nome di Finaz ed Erriquez della Bandabardò e Dudu e Fry dei Modena City Ramblers. E per il “resto” dell’ascolto troviamo inediti dal taglio scanzonato, sociali e socievoli, celebrativi del milite comunista come ci si aspetta ma neanche affogati di autoreferenzialità come non è scontato che sian anche tra gli artisti vissuti come loro. Canzoni ottimiste e canzoni di “compagnia”. Canzoni che hanno anche un gusto “balcanico”… con tutte le derive che questo significhi. E se non è “rock” un disco dei Folkabbestia, non so proprio cosa significhi allora questa parola…

Noi parliamo spesso di rock, più pensando ad un modo di essere che ad un genere musicale. E penso che dentro la carriera dei Folkabbestia, come in quest’ultimo disco, ci sia tantissimo rock… non è così? Come la vedete voi?
Ci chiamiamo Folkabbestia, ma in realtà avremmo anche potuto chiamarci Rockabbestia, il rock ha sempre fatto parte dei nostri ascolti e delle nostre vite. Abbiamo iniziato a suonare prima il rock, il folk è arrivato dopo. Quindi nell’ultimo disco il rock c’è ed è tanto. C’è nel brano “Il fricchettone 2.0” con l’andamento tipo Status Quo e le chitarre alla Queen, c’è nella sezione ritmica con il basso e la batteria che hanno i Led Zeppelin e i Pearl Jam nel DNA, c’è nella scrittura delle canzoni, con John e Paul come fari illuminanti, insomma long live folk ’n roll!!

Sociale e popolare. Due fronti, due direzioni artistiche, due chiavi di lettura diverse. Da un parta i frikketoni dall’altra la festa popolare. Aiutateci ad orientarci dentro il vostro mondo…
Si potrebbe riassumere così, affrontiamo temi sociali a volte seri e pesanti con l’allegria e la leggerezza di una festa popolare. I nostri concerti sono un’occasione per saltare, ballare e divertirsi, le nostre canzoni invece a volte affrontano tematiche sociali importanti, come i diritti civili, le ingiustizie, la libertà, ma sempre con un pizzico di ironia. Nell’ultimo album nella canzone “Un giorno di festa” gli ideali sono quelli della Rivolta di Pasqua del 1916 quando il popolo irlandese si ribellò all’oppressione dell’invasore inglese. La libertà non è un regalo bisogna guadagnarsela. Mentre con “Lo facciamo per voi” prendiamo le difese degli ulivi, che sono patrimonio fondamentale del paesaggio, della storia e della cultura pugliese. La campagna salentina viene paragonata alla foresta amazzonica e gli agricoltori sono dei novelli Chico Mendes che lottano e si oppongono al disboscamento e all’abbattimento del loro bene più caro. E citando la canzone contenuta nell’album “Il sole in inverno”… gli uomini cambiano ma i pensieri non si fermano e continuano e arrivano lontano…

In questo disco ci sono tantissime contaminazioni. E anche questo è decisamente “rock”. Perché questa direzione più “balcanica”?
Abbiamo sempre ascoltato e suonato la musica balcanica, da quando negli anni novanta dalle coste pugliesi ci sintonizzavamo con i segnali radio
provenienti dall’Albania. La Puglia si affaccia sui Balcani e la musica dell’Est Europa ha sempre influenzato le canzoni dei Folkabbestia, da Esma Redzepova ai Taraf di Haidouks. In questo album è presente la canzone “S’agapò”, che vuol dire “ti amo”, dove sono presenti alcuni richiami alla musica tradizionale greca e dove l’amore per una donna è l’unica speranza, la sola scialuppa di salvataggio contro la disoccupazione e la crisi economica.

I “Frikkettoni” si sono evoluti diventando 2.0 secondo voi? In che cosa? Oppure è solo un modo di dire? Oppure i frikkettoni saranno sempre gli stessi, qualsiasi futuro arrivi?
Non ci sono più i fricchettoni di una volta… oggi i giovani ascoltano musica trap, chattano su WhatsApp e postano foto su Instagram… però i messaggi dei figli dei fiori del 1969 possono ancora essere attuali. Anche se nel ritornello de “Il fricchettone 2.0” diciamo che non ne vogliamo più sapere di fare i fricchettoni, crediamo ancora che un mondo fatto di musica, pace e amore possa esistere. Se siamo in tanti a sognare il sogno diventa reale! Fricchettoni di tutto il mondo unitevi!! Noi ci crediamo ancora…

A chiudere: qualcuno dice che il rock è morto. Ma il folk? Che vita sta vivendo?
Il folk rock che negli anni novanta ha avuto il suo momento d’oro in Italia, ora sta attraversando un momento difficile, i ragazzi ascoltano sempre meno questo genere musicale. Certamente la musica di ispirazione folk e popolare deve rinnovarsi, mischiandosi ed interagendo con altri generi, altri strumenti, innovazioni tecnologiche e di stile, ma del resto lo ha sempre fatto… fa parte del suo DNA e citando il verso di una nostra canzone, “… sono dolcissime e infinite le vie del folk, sono santissime e maledette le vie del folk…”.

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