Eusebio Martinelli Gipsy Orkestar: ascoltando “Sbam!” Alessio Primio Giu 13, 2022 FEATURED Ecco cosa succede quando si parla di “rock” riferendosi a quel certo modo di pensare alla forma e al modo di essere la musica che suona. E in questo disco siate pronti per la contaminazione e il surrealismo che arriva dentro allegorie non solo liriche ma anche e soprattutto sonore. Torna la tromba gitana di Eusebio Martinelli (che nel sottobosco di ogni traccia detta regole e direzione di massima), torna la sua Gipsy Orkestar (che prende e mescola tutti gli ingredienti possibili), ma poi non tornano i conti (in senso bello s’intenda) se mettiamo i cliché uno di fila all’altro. Perché questo disco dal titolo “Sbam!” con i cliché e le attese ha davvero poco a che fare. Forse, se proprio vogliamo restar legati all’immaginario Gipsy, un brano come “Tratto leggero” dentro cui troviamo anche Tonino Carotone e Cisco, allora forse saremmo un poco appagati dal quel senso caldo di America Latina, di quelle strade polverose, di quell’incedere ostinato dal ritmo tanghero che scandisce il fascino delle strofe. O forse ancora ancora qualcosa si ritrova dentro “Babadochia”, dove il cuore balcanico prende derive di un rock distorto con questo fraseggio di chitarra che non la manda a dire ma sempre balcanico sembra. Ma per il resto, “Sbam!” mostra di tutto e di più e lo dice subito dalla primissima traccia dal titolo “Calma apparente” dentro cui si aprono scenari metropolitani di pop radiofonico digitale, dentro cui attendiamo il ritornello che qui didascalicamente parla di rinascita, di libertà, di nuove cose all’indomani della pandemia. E se il singolo “Iguana Crash” nelle trombe del nostro prova a suo modo di coccolare quei tanto agognati punti di riferimento, è tutto il resto delle soluzioni che virano decisamente dentro i notturni di grani città e feste in bilico tra “grandi bellezze” e lounge di cocktail altolocati. Come a dire: abbiamo di fronte un disco che segna l’estraniazione dal mondo, un vero “crash” mentale dentro le solite abitudini. E poi le melodie che vincono secondo me: bellissima “Round the Fire” che accarezza un tramonto esotico (bella danza solare per un figlio nascente), le imprevedibili tonalità a luci led di “Baila”, forse il brano meno prevedibile per una Orkestar che porta con se l’etichetta Gipsy… ecco qui il punto amici: “Baila” sembra meritare la bandiera di tutta l’opera e del suo “concept” che celebra a pieno questo modo di essere piuttosto che un modo di rispettare le regole. A loro modo Gipsy è un po’ come il nostro “rock” e dunque sposiamo a pieno questo lavoro che davvero frantuma ogni tipo di didattica istituzionale e “Baila”, dicevamo, lo fa dentro un suono digitale che tanto deve alle istrioniche danze estive anni ’80 con questi disegni di synth che richiamano ai nostalgici le tinte dei Ringhiera. Anche se, lasciatecelo dire, il ritornalo che monta e che attendiamo, pecca un poco di dinamica e resta un poco fermo… avremmo atteso qui delle aperture decisamente più sfacciate e invece restiamo troppo fermi, anche in luogo della scrittura che abbiamo tra le mani e del suo incitamento alla danza.Devo dire che questa dinamica non totalizzante sembra essere un piccolo neo di un disco che all’energia chiede di esplodere quasi in ogni suo verso. E questo accade anche nella goliardia di “Alter ego” dove sempre si pettina un cuore gitano ma che poi di gitano sembra esserci davvero poco. Anche qui l’inciso porta con se una bellezza che, giusto per fare gli schizzinosi, avremmo voluto veder esplodere senza troppi contenitori a corredo.E come da tradizione il disco si chiude con un remix tratto dal disco precedente. Qui è la volta di “Ja Kuzzi” nel remix firmato da Robert Passera. Ovviamente troviamo gli anni ’80 tornano prepotenti e goliardici ma c’è da sottolineare anche la coerenza che non pettina soltanto il modo di fare di tutto il disco ma sottolinea anche come questo “Sbam!” ha davvero tante derive che quasi ogni cosa gli vestirebbe addosso con misure buone.Insomma l’opera nuova di Eusebio Martinelli e della sua Gipsy Orkestar è da consumare in macchina, dentro un viaggio solare verso destinazioni che non sono troppo da prevedere e misurare, nei tempi come dentro le geografie. “Sbam!” dev’essere lasciato in pace di girare e va ascoltato senza star freni e senza maschere… non è un disco per un solo posto ne un suono per un solo momento di vita. Comments comments