Troppo alto il debito da pagare con stilemi vocali che in primo acchito sembrano richiamare un rock’n’roll di maniera ma che ben presto giocano tutte le carte in possesso. Abruzzesi gli Aneurisma che sembrano sposare a pieno il corredo di sangue di Seattle e di quell’America che si sveglia dopo i fasti di Cobain e cerca di dare al suono una compattezza digitale maggiore anche grazie alle nuove tecnologie di ripresa e di produzione. “Inside My Rage” tiene botta come si dice, fa il verso ai grandi ma sa farlo bene tanto che in lunghi tratti quasi non tradisce la sua natura di esordio indipendente di natura italiana. E anche solo nella pronuncia il disco si fa debole in tal senso. Ma ripetiamo: fossero così gli esordi grunge della nuova scena indie italiana. Ed è proprio dalla voce e dalla tessitura melodica della title track che apre l’ascolto che scorgiamo grande personalità nel gestire stilemi ampiamente battuti sia nella voce come nelle aperture.

Il suono potente e scuro di “Come Undone” con i californiani Rotten Apple davvero sfocia il plagio con i Foo Fighters soprattutto nei momenti corali di voce. Ci piacciono gli ostinati di “Lost My Way” e questo cambio repentino in un pop ballabile di alt-folk che scopre la voce, forse troppo nuda nel mix, spigolosa e poco coerente nell’estetica. Stessa cosa che ritroviamo nell’incipit di “Shame”.

Il disco procede senza scossoni e di certo non siamo qui a raccontarvelo, lasciatevi incuriosire perché il mix è assai interessante: sembra davvero di tornare indietro di una decina di anni. Manca ancora la convinzione e la cattiveria opportuna, forse ancora acerbe le libertà e lontana di qualche miglio l’originalità. Ma il compito a casa è fatto magistralmente tanto da far perdere le tracce con la realtà, spesso e volentieri. Il grunge degli Aneurisma, il loro modo alternativo di pensare al rock, funziona molto bene. Dunque il DNA ha una salute di ferro per un secondo disco che aspettiamo con ansia.

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