Oggi Rino Gaetano avrebbe compiuto 75 anni (Crotone 29 Ottobre 1950).
È difficile pensarlo “anziano”, la sua voce resta sospesa in quel tempo che non invecchia, la giovinezza eterna di chi ha detto tutto troppo presto.
Ogni volta che lo riascolto, ho l’impressione che Rino non se ne sia mai davvero andato, che viva ancora nelle sue canzoni, nei loro sorrisi storti, nei loro lampi di verità.
Ricordo bene quando uscì Gianna.
Io ero poco più che un bambino e mi feci comprare il 45 giri dopo averlo visto a Sanremo.
Quell’apparizione spiazzante mi colpì subito, mentre tutti cercavano di piacere, lui sembrava divertirsi a non appartenere a nessuno.
Con quella voce roca e quel sorriso ironico, cantava di Gianna e dell’amore, ma dietro la leggerezza si nascondeva già la sua intelligenza tagliente, la sua voglia di dire le cose “a modo suo”.
Rino Gaetano era così, un poeta travestito da giullare, capace di smontare il mondo con due accordi e un sorriso.
Parlava di politica, di potere, di ipocrisia, ma lo faceva con una leggerezza disarmante, che arrivava dritta al cuore.
Non servivano proclami, bastava una canzone come Nuntereggae Più o Aida per capire quanto avesse visto, quanto avesse capito dell’Italia di allora e, purtroppo, anche di quella di oggi.
Oggi, nel giorno del suo settantacinquesimo compleanno, arriva una sorpresa: un brano inedito intitolato Un Film A Colori (Jet Set).
È un regalo inaspettato, una finestra aperta su un Rino diverso, più intimo e sentimentale.

Il pezzo nasce dalle stesse note di Jet Set, ma il testo cambia prospettiva: non più la satira sul mondo dello spettacolo, bensì una storia d’amore breve e luminosa, come un film che dura una sera sola.
È un Rino che si concede la dolcezza, che sospende per un attimo la sua ironia per lasciarsi attraversare dall’emozione.
Questa canzone farà parte della riedizione di E io ci sto, l’album pubblicato nel 1980.
Un disco che, a distanza di più di quarantacinque anni, resta un manifesto di libertà.
Rino Gaetano ci raccontava un’Italia che si affacciava agli anni Ottanta, con le sue illusioni e le sue contraddizioni, e lo faceva con la lucidità di chi non si piega mai al conformismo.

Io ci sto diceva nel titolo e in quelle tre parole c’era tutto:
la voglia di esserci, di non tirarsi indietro, di restare se stesso anche quando il mondo lo voleva diverso.
L’album, prodotto e arrangiato da Giovanni Tommaso, fu il suo ultimo lavoro di inediti prima della tragica scomparsa nel 1981.
Riascoltarlo oggi, con questo nuovo tassello aggiunto, è come ritrovare un vecchio amico e scoprire che ha ancora qualcosa da dirci.
E forse anche noi, dopo tanto tempo, abbiamo ancora bisogno di ascoltarlo.

Un frammento di Un film A Colori è già apparso nel documentario Rino Gaetano – Sempre più blu di Giorgio Verdelli, presentato alla Festa del Cinema di Roma nelle sale 24, 25 e 26 novembre.
È un film che restituisce l’uomo dietro il mito, raccogliendo voci, ricordi, testimonianze di chi lo ha conosciuto davvero.
Perché Rino non è solo una figura da celebrare, ma un compagno di viaggio nella memoria di un Paese intero.
Ogni generazione lo riscopre a modo suo: chi attraverso i vinili, chi su YouTube, chi nei tributi che ne tengono viva l’anima.
Ma la sua forza è sempre la stessa, quella di un artista libero, capace di ridere e di far pensare, di parlare d’amore e di politica con la stessa leggerezza.
A settantacinque anni dalla sua nascita, Rino Gaetano continua a parlarci come se fosse qui, chitarra in spalla e sorriso sornione.
Ci ricorda che la libertà, quella vera, è non smettere mai di dire quello che si pensa, anche se fa male.
E che ogni tanto, per sopravvivere al grigiore del mondo, basta un film a colori.