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The Dream Of The Blue Turtles: il primo volo da solista di Sting e l’atteso ritorno in Italia

Ci sono dischi che segnano un passaggio, una svolta, un dopo che ridefinisce tutto ciò che è venuto prima.

The Dream Of The Blue Turtles, pubblicato il 17 Giugno del 1985, è questo per Sting.

È l’album con cui si scrolla di dosso l’identità di ex frontman dei Police e si presenta, finalmente, per quello che è sempre stato sotto la superficie: un musicista curioso, colto, inquieto.

Un artista disposto a rischiare.

Ricordo la prima volta che ascoltai Russian, c’era qualcosa di profondamente umano nella voce di Sting, che rifletteva su ideologie, missili e bambini da proteggere.

Era una canzone nata in piena guerra fredda, ma sembrava parlare anche a me, anni dopo, con la stessa urgenza.

Ed è proprio questo il segreto dell’album, la sua capacità di rimanere vivo, attuale, capace di sollevare domande ancora oggi.

Quando Sting pubblicò The Dream Of The Blue Turtles, pochi si aspettavano un disco così raffinato e intriso di jazz.

Avrebbe potuto cavalcare l’onda del successo dei Police, replicarne la formula, vendere milioni di copie seguendo la via facile.

E invece no, decise di circondarsi di musicisti jazz americani, Branford Marsalis al sax, Omar Hakim alla batteria, Darryl Jones al basso per comporre un album che mescola atmosfere eleganti e testi impegnati.

Ogni brano sembra una finestra aperta sul mondo e sulla mente inquieta di Sting.

Children’s Crusade parla del sacrificio inutile dei giovani in guerra e della piaga dell’eroina che distrugge le nuove generazioni.

We Work The Black Seam è un vero e proprio atto d’accusa contro la distruzione dell’ambiente e la crisi dei minatori in Inghilterra ai tempi della Thatcher.

Moon Over Bourbon Street invece, è ispirata al romanzo Intervista Col Vampiro di Anne Rice, a mio parere la vera perla di questo album.

Persino una canzone apparentemente romantica come If You Love Somebody Set Them Free ha un’energia liberatoria che parla di autonomia, non di dipendenza.

Il titolo, The Dream Of The Blue Turtles, è enigmatico.

Nella mente di Sting, le tartarughe blu rappresentano forse la parte più fragile e poetica del nostro inconscio.

Quelle creature lente e silenziose, sognanti, diventano simbolo di qualcosa che va salvato: la speranza, l’immaginazione, il pensiero critico.

E proprio nel caos degli anni ’80, tra guerre, propaganda e superficialità, un sogno era tutto ciò che restava per resistere.

Ed eccolo, a distanza di quarant’anni da quell’album, ancora in viaggio.

In questo 2025, Sting porterà in tour una nuova esperienza live, Sting 3.0 World Tour, con tre imperdibili tappe in Italia.

Un’occasione per rivedere dal vivo un artista che non ha mai smesso di reinventarsi.

  • 6 luglio 2025Bassano del Grappa, Bassano Music Park – Parco Ragazzi del ’99

  • 7 luglio 2025Roma, Auditorium Parco della Musica – Cavea

  • 9 luglio 2025Codroipo (Udine), Villa Manin

La formula 3.0 lascia intuire un ritorno alle origini, ma con lo sguardo rivolto al presente.

Saranno concerti più essenziali, forse più intimi, con arrangiamenti asciutti che metteranno al centro la musica e le parole.

Ed è proprio questo che rende Sting ancora rilevante, non ha bisogno di effetti speciali per catturare l’ascoltatore, gli basta una canzone ben scritta.

Riascoltare The Dream Of The Blue Turtles oggi, è come aprire un vecchio diario scritto con inchiostro indelebile.

Le emozioni sono ancora lì, incise in note che non invecchiano mai.

Sting, con questo album, ha tracciato una strada che poi ha continuato a percorrere con coerenza e passione.

Non ha mai avuto paura di cambiare pelle, e forse è questo il suo vero talento, il coraggio di restare fedele a sé stesso, anche quando il mondo chiede altro.

E allora, mentre ci prepariamo a rivederlo dal vivo in Italia, vale la pena tornare indietro a quel sogno del 1985.

Perché forse, tra le tartarughe blu e i versi pieni di visione, c’è ancora qualcosa che possiamo imparare.

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