Scroll Top
intervista-agli-heute-nebel

Intervista agli Heute Nebel

Ci sono dischi che arrivano come una tempesta, altri che ti parlano con la voce roca di chi ha camminato troppo a lungo sotto la pioggia. Vino – Sangue – Santità degli Heute Nebel è uno di quei dischi che non urlano, ma scavano.

Nati otto anni fa a Ferrara, questi ragazzi suonano come se avessero visto tutto e deciso comunque di non voltarsi. Le loro canzoni non sono inni, non sono lamenti: sono testimonianze.
C’è un’umanità dolente in L’ultima volta, che racconta la dipendenza come una battaglia quotidiana, una che non si vince mai davvero ma che vale la pena di combattere. Rogo affonda le mani nella storia, nei secoli di repressione e parole bruciate, e ne esce con un grido che suona come un ammonimento. E poi c’è Onore ai topi, una delle ballate più potenti ascoltate negli ultimi tempi: una dedica a chi resta, a chi non si tira indietro nemmeno davanti all’inevitabile.
La produzione è ruvida, essenziale, ma mai casuale. Ogni scelta sonora è al servizio del racconto. 

Gli Heute Nebel non cercano consensi, cercano verità. E in un mondo dove tutto è levigato, patinato e spesso vuoto, questa loro verità scorticata è una benedizione.
Vino – Sangue – Santità è un disco da ascoltare tutto d’un fiato, magari di notte, quando si sente il bisogno di qualcuno che dica le cose come stanno, senza paura di guardare il buio negli occhi.

Nel titolo “Vino – Sangue – Santità” c’è anche una componente spirituale: quanto è reale e quanto è distorta nel disco?

Diciamo distorta. Perché nonostante siano espliciti i richiami a dei riti e delle liturgie di stampo pseudo-religioso, ci si muove però su un terreno decisamente più concreto e tangibile. è una santità laica: la santità di chi non ha bisogno della paura di una dannazione eterna o di una gioia dopo la morte per avere una morale. La spiritualità è l’atteggiamento di qualcun* che ricerchi il senso delle cose in qualcosa di altro che trascenda dal terreno, qui invece siamo più che mai ancorati al concreto e al tangibile.

Alcuni brani sembrano mettere in discussione autorità morali e religiose: volete sovvertire certi simboli o semplicemente raccontare un’altra prospettiva?

Credo che raccontando un’altra prospettiva si sovvertano in automatico. Le religioni hanno un confine così netto tra vizio e virtù, tra peccatori e santi proprio perché hanno un unico punto di vista e accettano solo quello. Se, per una volta si cerca di vedere il mondo in tutti i suoi colori e non solo in bianco e nero allora ci si accorge di tutte le sfumature etiche dei vari comportamenti e questo porta ad un altro tipo di “giudizio”.

C’è una ricerca di purificazione, tra le macerie e il caos che cantate, o è più un abbracciare il lato oscuro?

Come dicevo sopra: non è detto che ci sia necessariamente un “lato oscuro” o che il lato oscuro sia quello che abbracciamo noi se si cambia prospettiva. Uno è “contro” solo se si guarda dal punto di vista di chi è attaccato. Anche sul discorso della “purificazione”. Quello che per noi è “santo” non è immacolato o “puro”, anzi! è proprio nel “contaminato” troviamo la radice di quello che per noi è “santo”.

In quale momento della lavorazione del disco avete sentito che il tema della “santità” avrebbe assunto questo significato particolare?

Parecchio tardi, in realtà i brani sono stati scritti anche a molta distanza fra loro e non ci siamo accorti fino a conclusione dei lavori che c’era questa sorta di filo rosso; abbiamo dovuto guardare tutto il quadro da lontano per prenderne consapevolezza. Non pensavamo neanche che fosse una cosa così chiara e che gli “esterni” non se ne accorgessero ma dalle interviste che ci è capitato di fare ci siamo resi conto che è un messaggio che un ascoltatore attento riesce a cogliere e questo ci fa molto piacere. In questo modo l’album risulta essere una sorta di concept album quasi, dove ogni brano assume un significato completo solo se inserito nel contesto della tracklist.

Se doveste descrivere la vostra personale idea di redenzione oggi, quale immagine usereste?

“Redenzione” è una parola davvero complessa nel brano “invettiva”, che chiude l’album, c’è una frase: “Non c’è salvezza per chi non è condannato”.  Il concetto di redenzione, in ambito religioso, è legato al concetto di peccato e dannazione, due concetti molto distanti dal nostro modo di pensare e di vedere il mondo, sembra una visione molto semplicistica che non tiene conto delle sfumature di cui si parlava qualche riga sopra. Diciamo che non ci piace molto ragionare in questa logica. 

Recent Posts
Clear Filters

KORMORANO “TRAUMI” il nuovo singolo (Mac Haka Records) Link: https://spoti.fi/4kNc2tz “TRAUMI”, il nuovo singolo di Kormorano, primo passo verso l’album…

Il live di Alan Sparhawk al Largo Venue di Roma è stato un momento raro. Due concerti in uno, tra glitch, lutto e redenzione rock

Anche quest’anno Umbria Jazz (festival musicale che, pur avendo le fondamenta ben radicate nel jazz, è aperto ormai, senza pregiudizi,…

Add Comment

Related Posts