Ieri sera, nella location suggestiva della Casa del Jazz a Roma, si è consumato un concerto memorabile. L’evento ha inaugurato la programmazione estiva Summertime 2025 promossa dalla Fondazione Musica per Roma. Il pubblico, in cerca di frescura sotto gli alberi, si è trovato invece avvolto da un caldo soffocante che ha messo a dura prova tutti, inclusi gli artisti.
Jean‑Paul “Bluey” Maunick, colonna portante degli Incognito fin dalla fondazione (1976/79) del progetto acid jazz, ha vissuto un’intensa giornata: un lieve malore nel pomeriggio, probabilmente per lo stress termico e la tensione dell’attesa, ma ha recuperato prontamente e si è presentato sul palco alla grande, pronto a dirigere l’orchestra con la sua consueta grinta e eleganza.
Sul palco una formazione ampia e variegata – tredici elementi – tra cui spiccano due italiani: Francesco Mendolia, potente batterista e compositore, già apprezzato al fianco di Ennio Morricone e Mario Biondi; e Chicco Allotta, tastierista trapanese capace di garantire atmosfere sofisticate e colorate.
Una combinazione di talenti che ha contribuito al raffinato equilibrio sonoro della serata.
Dopo un avvio elegante, con qualche hit del repertorio storico ad accendere l’entusiasmo degli spettatori, la band ha inserito una cover imponente come ‘Don’t You Worry ’bout a Thing’ di Stevie Wonder. Adattata al loro timbro soul–funk, la traccia ha acceso davvero la miccia. Tra fiati sinuosi, bassline profonde e cori intensi, la platea ha iniziato a muoversi – complice la frescura lunatica della notte estiva.
Il vero momento singolare è arrivato però durante un intermezzo di cinque minuti: un siparietto volutamente giocoso in cui Allotta ha proposto una scherzosa versione “jazzata” di ‘Roma nun fa la stupida stasera’, storico refrain e simbolo di romanità. Inaspettato e folkloristico, ha suscitato sorrisi e reazioni contrastanti, ma ha coinvolto i presenti in un coro spontaneo che ha interrotto, per un attimo, la coesione musicale perfetta.
Ripreso il filo, gli Incognito hanno ripreso a tessere le trame tra groove e melodia. Mendolia, con precisione acuta, ha sorretto le spalle ritmiche, mentre Allotta ha modulato accenti e ombreggiature eleganti. Bluey, carismatico quanto mai, ha incanalato l’energia del gruppo con la leadership tradizionale che lo contraddistingue da decenni. Nulla è sfuggito al controllo della band: il suono era cristallino, calibrato in ogni sezione.
Nonostante il pubblico sia rimasto seduto con fatica per buona parte del concerto, quando sono arrivate le note finali dei brani più ritmati – e le vampate funk hanno preso il sopravvento – molti hanno lasciato le poltrone, trasformando la platea in una pista da ballo improvvisata, sotto un cielo punteggiato da luci e tra le fronde verdi.
La chiusura live è stata un crescendo emozionante: fiati scatenati, percussioni galvanizzanti, cori partecipati, seguito da un solo bis carico di sintesi e intensità, in cui Bluey ha reso omaggio alla platea con un inchino che profumava di gratitudine autentica.
Il bilancio finale è netto: una performance travolgente, capace di resistere a condizioni climatiche avverse, imprevisti scenici e momenti eccentrici. Gli Incognito, con la loro amalgama di esperienze britanniche e cuore mediterraneo (grazie ai due italiani in organico), hanno consegnato allo scenario romano uno spettacolo di altissima classe, un mix di bravura tecnica e passione che ha segnato l’estate cittadina.
Chi ha partecipato porta con sé una sensazione di calore, tanta energia e un ricordo vivido: tra atmosfere jazz-soul e battiti funk, è stato il trionfo della musica nera sviscerata in varie sfumature – mai banali, sempre umane e pulsanti.