Marcello Parrilli: linee di rock in queste “Moderne Solitudini” Alessio Primio Mar 11, 2020 INTERVISTE Il nuovo lavoro di inediti in studio del cantautore toscano Marcello Parrilli si intitola “Moderne Solitudini” e da subito diventa chiaro (o quasi) che c’è dell’America e del blues sotto la pelle del suo pop d’autore. Tutto questo ha quel meraviglioso profumo di “rock” per come lo intendiamo noi. E questi suoni elettrici un poco “lo-fi”, quella sua voce che si trascina e che decanta, queste storie quotidiane ma che in fondo sono un poco di tutti. Un disco che sembra consumato di vita, che ha dentro scritti sinceri e niente di troppo artificioso. Ci piace quel suo modo di essere franco anche se, nell’apparire di oggi, pecca ancora di quel feeling di gusto che la massa popolare richiede nonostante il singolo di lancio è assai efficace. Canzoni pop, certo, canzoni d’autore ovviamente… ma ad ascoltar bene c’è dentro qualche ferita. E la nostalgia che un poco si cela è come se spegnesse la luce della confusione e lasciasse ardere una candela per raccontarci un segreto. Che poi la traccia finale “Cercando la luna” mi riporta sul marciapiede di una città piovosa degli anni ’60, appena fuori un cinema di periferia… dopo aver fatto pace con una delle mie tante Moderne Solitudini. Noi parliamo spesso di Rock… di un rock come espressione dello spirito più che come genere musicale in se. Detto questo: quanto rock c’è dentro “Moderne Solitudini? Beh…direi che ce n’è molto, in questo disco mi sono divertito a distorcere la mia Tele e le mie Gretsch che amalgamate alle acustiche, al pianoforte suonato da Gianfilippo Boni (anche produttore artistico del disco) al basso di Lorenzo Forti e alla batteria di Fabrizio Morganti rendono un sound molto interessante e compatto, in qualche pezzo poi ho aggiunto qualche sinth e qualche sequencer perché un po’ d’elettronica, per uno come me con una laurea al conservatorio in musica e nuove tecnologie, non guasta affatto. Ma più in generale: per te cos’è il rock? Per me il rock è uno dei generi musicali che amo di più, ma adoro anche l’elettronica, la classica e altri generi, diciamo che l’importante è che la musica mi arrivi diretta, e il rock tra tutti è uno dei generi che arriva di più. Che poi ci sono ampi richiami di stile all’America e a quei suoni scuri o sbaglio? Soprattutto ascoltando la chitarra elettrica…Assolutamente si, anche se, secondo me, in alcuni pezzi si sente anche quel sinth un po’ retro caro alla musica inglese anni ’80. E voglio restare metaforicamente sul tema: quanta solitudine c’è dentro questo disco? Direi molta, ma non necessariamente tutta negativa. La solitudine se voluta, può essere un modo per farci riflettere su noi stessi e sul mondo circostante e può aiutarci a trovare soluzioni a problemi che invece a volte posso sembrare insormontabili. La solitudine intesa come emarginazione, come paura del diverso e come schermo contro la società, non è affatto positiva, e ci va vivere decisamente male. Alcune canzoni di questo lavoro sono molto riflessive e parlano di storie e di amori che sarebbero potuti succedere o che sono solo stati sognati perché impossibili. La solitudine è anche una condizione iniziale per far si che si possa viaggiare, con la mente e con il cuore. Per te cos’è la solitudine oggi? Potrebbe essere una buona occasione per riflettere su noi stessi e sul circostante, e soprattutto in questo momento storico, anche se forzata, è importante per non essere contagiati da un virus molto pericoloso. Comments comments