luciodalla

Telefonami tra vent’anni, io adesso non so cosa dirti. Invece pensami tra vent’anni, pensami con la barba più bianca e una valigia in mano”.

Quattro sono gli anni di distanza dalla scomparsa di Lucio Dalla, il papà della musica italiana, di quella musica eclettica, introversa, geniale. Una lucida follia musicale lunga cinquant’anni di carriera (1962-2012) in cui ha regalato almeno un’emozione a ognuno di noi.

Chi non conosce una canzone di Dalla? Chi non ha avuto un sussulto al cuore quando ha sentito Caruso, Il Cielo, Ayrton, Le rondini, Futura, La sera di miracoli, L’anno che verrà, Tu non mi basti mai, Attenti al lupo, Nuvolari, Se io fossi un angelo, Cara, Quale allegria, La casa in riva al mare, Come è profondo il mare, Anna e Marco, Canzone.

Venti, invece, sono gli anni passati dal mio primo incontro col mondo Dalla.
Ricordo quando ero bambino, viaggiavo spesso nei weekend tra Roma e casa fuori. Tra le cassette in quella Ford Fiesta c’erano alcuni dei più grandi musicisti e cantanti: Venditti, Fossati, Clapton, Queen, le collezioni de L’Unità. E poi c’era Dalla. Mi incuriosiva quel cantante di nome Lucio, quel nome così strano, mai sentito.
La prima volta lo ascoltai mi rapì, e quella cassetta diventò un rito dei miei viaggi, almeno un passaggio in radio tra andata e ritorno.

Ascoltavo quella cassetta in continuazione, ma a pensarci bene, come spesso accade per i grandissimi della musica, erano le canzoni stesse a chiederlo.

L’album era Dalla del 1980, un disco che a mio avviso è il manifesto di un artista impareggiabile, di un musicista, e soprattutto di un uomo che racconta la sua vita e la sua gioia di vivere.

Parafrasando un pezzo dello stesso Lucio Dalla (Tutta la vita, ndr):
Tutta la vita, a far suonare un pianoforte, lasciandoci dentro anche le dita, su e giù o nel mezzo la tastiera… siamo sicuri che era musica?

Non c’è un testo di Dalla banale, semplice, lineare. Sono un turbinio di idee, di musica e vitalità.

In quel disco, in quei pezzi, Balla balla ballerino, Il parco della Luna, La sera dei miracoli, Mambo, Meri Luis, Cara, Siamo dei e Futura c’è tutto l’uomo Dalla. Non credo sia un caso che quel disco sia auto intitolato, ridotto al solo cognome, comefosse una sigla, la sua essenza.

Manifesto dell’uomo, quell’album è senza dubbio l’apice di una straordinaria carriera. E da qui voglio partire per raccontarvi il mio viaggio con Lucio in cinque pezzi per me unici.

Io Lucio Dalla me lo ricordo così, un compagno di viaggio da più di vent’anni.

Nr.5 – Siamo Dei (Dalla, 1980)

Disco incredibile con un sound anni ‘80 che tutt’oggi, quasi quarant’anni dopo, risulta ancora moderno e innovativo. Sfacciato e al tempo stesso profondo, il capolavoro assoluto.

E per che cosa mi dovrei pentire, di giocare con la vita e di prenderla per la coda? Tanto un giorno dovrà finire.

E poi, all’eterno ci ho già pensato, è eterno anche un minuto, ogni bacio ricevuto dalla gente che ho amato”

Nr. 4 – Ciao (Ciao, 1999)
Nel 1999 non c’erano molti CD, o meglio c’erano ma spesso troppo costosi per le tasche di uno studente. Così ascoltando quel pezzo, Ciao, passato spesso in radio mi convinsi a comprarlo.
Fu il mio primo compact disc, il primo lavoro in cui Dalla passò dal suo tipico sound anni ‘80 a uno diverso, ispirato, scanzonato. Senza perdere quel tocco di autoironia e cripticità che lo hanno sempre contraddistinto.

“La spiaggia di Riccione, milioni di persone, le pance sotto il sole, il gelato e l’ombrellone.
Abbronzati un coglione, non l’hai capito ancora che siamo stati sempre in guerra anche il 15 a Viserba?

In guerra con noi stessi tra video e giornali, e noi sempre più lessi a farci abbindolare.

Con la nostra indifferenza, la passione per le cose che non possiamo stare senza, anche quelle pericolose”

Nr. 3 – Cara (Dalla, 1980)

Una canzone d’amore per la vita.

La notte cominciava a gelare la mia pelle, una notte madre che cercava di contare le sue stelle.
Io li sotto ero uno sputo e ho detto “olè sono perduto”.

La notte sta morendo ed è cretino cercare di fermare le lacrime ridendo.
Ma per uno come me, l’ho già detto, che voleva prenderti per mano e volare sopra un tetto.

Lontano si ferma un treno, ma che bella mattina, il cielo è sereno.
Buonanotte, anima mia, adesso spengo la luce e così sia”.

Nr. 2 – Henna (Henna, 1993)

Fino a qualche anno fa non conoscevo questo pezzo. Poi in un concerto con De Gregori, Dalla spiegò il suo vero senso. Raccontava appunto di trovarsi alle Tremiti, in barca in mezzo al mare con lo sguardo verso il cielo mentre vedeva passare i bombardieri diretti nell’allora Jugoslavia. Era l’inizio della guerra nei Balcani. Una preghiera più che una canzone.

“Va bene, io credo nell’amore, l’amore che si muove dal cuore, che ti esce dalle mani che cammina sotto i tuoi piedi.
Vedi, io credo che l’amore, è l’amore che ci salverà”

Nr. 1 – Cosa sarà (Lucio Dalla, 1979)

Qual è lo scopo della nostra vita? Dove siamo diretti e cosa facciamo? Sembra essere scritta per ognuno di noi, come se Lucio a uno ad uno sapesse quali sono le nostre quotidiane domande, i nostri incubi ricorrenti e i nostri sogni celati.

“Cosa sarà a far muovere il vento, a fermare il poeta ubriaco, a dare la morte per un pezzo di pane o un bacio non dato?
Cosa sarà che ci fa lasciare la bicicletta sul muro e camminare a sera con un amico a parlare del futuro?
Cosa sarà questo strano coraggio o paura che ci prende e ci porta ad ascoltare la notte che scende?”

Ma alla fine una domanda a Lucio l’avrei voluta fare: Lucio come stai?

Qui, senza la tua musica, siamo tutti un po’ più poveri.

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