Che non si dica che qui girano solo dischi rock. Parliamo di tutto e su tutto ci piace mettere orecchio. E l’esordio di Christian Frosio magari non sarà il disco che cambia la vita o determinerà mode rivoluzionarie, ma trovo che sia un disco pulito, sincero, umano e degno di valore artistico. Un pop leggero che chiama belle orchestrazioni, ottimamente prodotto e anche ingenuo per alcuni piccoli tratti di voce e di lirica. “Mille direzioni” è ancora una fotografia di vita e di amore, di bellezza intesa come modo di concepire questo pellegrinaggio sulla terra. E penso che anche tutto questo, a prescindere dal genere che si propone, sia un pensiero molto rock, da fare prima con se stessi e poi con la musica che abbiamo da dare agli altri. In rete il video ufficiale, altra bella produzione personale di Christian Frosio.

Noi parliamo spesso di rock. Ma non solo di rock inteso come genere ma anche e soprattutto di rock inteso come modo di vivere e di pensare alla musica. Dunque questo tuo primo disco quanto può dirsi “rock”?
È rock nel momento in cui non guarda alle mode e alle tendenze.È un disco che non cerca di ammiccare, non cerca di inserirsi in una strada ben tracciata e abbastanza trafficata, cerca solo la sua personalità e la sua onestà di rappresentazione.È un disco suonato.È un disco sincero e che si mette a nudo.
Poi c’è il rock delle chitarre elettriche, anche se musicalmente il mio è un disco di cantautorato rock che guarda al pop e alla musica d’autore.

 Parliamo del suono: in questa tua produzione cos’hai cercato di raggiungere? Quale modello anche?
Ho cercato innanzitutto di partire dalla strumentazione a disposizione, soprattutto dalle chitarre acustiche ed elettriche che sono il mio strumento e da questo nucleo di base sviluppare l’arrangiamento di tutti gli altri strumenti, che ho curato interamente in solitaria.
Nel mentre si sviluppava la scrittura delle parti strumentali, nasceva anche il suono da affidare agli strumenti. In questo gioco fatto della somma delle parti, è nato il suono di ogni brano e poi del disco.
Non avevo perciò un traguardo definito all’inizio, non mi sono vincolato. Per me tutto doveva essere in funzione del messaggio della canzone. Il suono l’ho costruito in fase d’opera.

Lasciati fare una domanda scomoda. In un tempo in cui ogni cosa estetica sembra dover essere perfetta, come hai convissuto con questa sfida assai pesante?
Non so cosa intendi precisamente per “cosa estetica”. Se intendi la precisione delle esecuzioni di oggi nei dischi, ho cercato di fare del mio meglio e senza usare artifizi. Ad esempio vocalmente mi sono allenato a fare take unici e senza affidarmi a nessuna correzione digitale.
Ho cercato di essere di certo il più preciso possibile, ma in corso d’opera ho anche imparato la bellezza dell’errore e dell’imprecisione, un aspetto che mi porterò dietro come l’insegnamento più grande per il prossimo lavoro. Dobbiamo tornare a vivere dell’imperfezione.

Col senno di poi, a proposito di difetti, cosa rifaresti?
Ma, alla fine di un lavoro, trovi sempre qualcosa che avresti voluto rifare.È normale. Ma ogni prodotto artistico deve ad un certo punto essere lasciato andare e vivere delle sue imperfezioni. Poi non è detto che cambiare qualcosa sia un bene o che magari saresti stato in grado di fare meglio. Ad esempio siccome il lavoro di produzione si stava prolungando, avevo l’opportunità di ritornare sulle voci di un brano, ma ho deciso di lasciarlo così, perchè avrei rovinato l’autenticità e l’unicità di quelle incisioni. Ad oggi una cosa che rifarei sarebbe solo un piccolo ritocco al mix, portando indietro la voce per lasciare più spazio agli arrangiamenti.

Lasciamoci pensando alla tua prima canzone. Ce la racconti?
“Apri La Finestra”…la mia prima canzone pubblicata e la canzone che apre il disco, in una nuova versione remixata e rimasterizzata.È un’immagine forte per un esordio.
Parla del distacco forzato di due figure, una arrivata al fine vita, e l’altra che resta in una condizione di solitudine ad affrontare questo legame spezzato. La canzone, seppur tratta un tema delicato, è una canzone di speranza, che da tanta luce.
Il video, diretto da me e Michele Bernardi che ha curato le animazioni, è stato proiettato a Toronto in Canada, e doveva essere a Los Angeles a Marzo 2020, ma tutto è stato rimandato.

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